jueves, 11 de marzo de 2010

L'odio è...


(29 sett.)

Si odia ciò che si teme, ciò quindi che si può essere, che si sente di essere un poco. Si odia se stessi. Le qualità piú interessanti e fertili ci ciascuno, sono quelle che ciascuno piú odia in sé e negli altri. Perchè nell’odio c’è tutto: amore, ignoranza, mistero e ansia di conoscere e possedere. L’odio fa soffrire. Vincere l’odio è fare un passo nella conoscenza e padronanza di sé, è giustificarsi e quindi cessare di soffrire.

Soffrire è sempre colpa nostra.


(3 ott.)

Da “29 sett.” consegue che odiare è necessario. Ogni contatto con una nuova realtà comincia con l’odio. L’odio è un presupposto della conoscenza. I disagî pratici non sono odio se non in quanto escono dalla sfera dell’interesse e diventano riluttanza davanti a un ignoto, cosa che in grado > o < accade in ogni caso.



[Año 1938 del diario de Pavese: PAVESE, C. Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950. Einaudi, Torino, 2000. (Edizione condotta sull'autografo. A cura di Marziano Guglielminetti e Laura Nay. Introduzione di Cesare Segre.)]

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